Kajal, di radice hindi e figlio dell’antica parola kajjala che in sanscrito significa “fuliggine purificata”, evoca l’incanto di un velo scuro intessuto sui contorni dello sguardo: come un crepuscolo toscano che carezza le colline del Chianti, così il suo nome accende una luce misteriosa intorno agli occhi, celebrando al contempo bellezza e protezione. Nelle case dell’India, dove il kajal è considerato un talismano contro gli spiriti dispettosi e un delicato gesto di cura materna, il gesto di applicarlo diventa un rito tra ombra e chiarezza, sublime incontro fra la tenerezza del ricordo e la promessa di uno sguardo che parla senza parole. Pronunciato KAH-jahl, questo appellativo femminile, pur restando raro negli Stati Uniti come un morbido soffio di vento veneziano, porta con sé un’eleganza senza tempo, uno sguardo poetico che, tra un sorriso luminoso e un tocco di brillante malinconia, ricorda quanto l’anima possa illuminarsi anche nella penombra più tenera.
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